Si tratta di un ibrido, motivo per cui questa pianta è coltivata esclusivamente in laboratorio. E’ costituito da due diversi generi che sono già identificati dal suo nome, composto appunto da Chamaecereus e Lobivia. Le due piante iniziali sono entrambe piuttosto piccole, e generano infatti una cactacea perenne dalle dimensioni altrettanto ridotte (per la forma e la grandezza dei suoi fusti viene comunemente chiamata “cactus arachide”). Il vero spettacolo si presenta in primavera, quando da un lungo calice squamoso sbocciano fiori estremamente sgargianti e quasi più grandi della pianta stessa: con pochissime attenzioni, potrete godere di una vivacità, racchiusa dentro una pianta così semplice, che è davvero unica! Ecco alcuni consigli utili per la sua corretta cura e coltivazione: La Chamaelobivia necessita di molta luce durante tutte le stagioni, evitando tuttavia i raggi diretti del sole soprattutto nelle ore più calde della giornata. Questa pianta predilige temperature piuttosto miti, ed è in grado di sopravvivere bene anche a temperature vicine allo zero, a condizione che il terreno sia perfettamente asciutto. Annaffiare moderatamente e solo quando il terreno è completamente asciutto. E' sufficiente una volta a settimana in primavera e estate, per poi passare ad una riduzione a cadenza bimestrale in autunno e in inverno. E' ottimale un terreno ben drenante e poroso, meglio ancora se ulteriormente arricchito oltre il 50% con materiali inerti come pomice, lapillo, argilla. Non necessitano di frequenti concimazioni, sarà sufficiente diluire concime con l'acqua delle annaffiature una volta all'anno durante la stagione vegetativa.